AMIAMOCI, MA NIENTE SESSO
C’è la guerra che ci devasta gli animi.
Ancora la guerra. Da non riuscire a crederci.
Eravamo rimasti a “mettete dei fiori nei vostri cannoni”.
Ce l’avevamo quasi fatta a finire il centenario senza, anche se guerre di potere fintamente religiose e lontane da noi europei avevano cominciato a rompere un equilibrio fragile e instabile ma pur sempre equilibrio del mondo dove cominciavamo a pensare di doverci concentrare “soltanto” sulla fine della fame, su un miglioramento della sanità e sulla vita di alcuni popoli in cui le donne erano ancora in stato di prigionia.
Invece no, siamo tornati indietro di nuovo alla guerra di confine. Vicino a noi. Contro di noi. Contro la nostra democrazia.
Non voglio dire nulla in merito, si scrive già troppo ma diventa anche difficile fare un pezzo di costume in tempi come questi. Ogni cosa sembra futile.
Quindi parlerò di un argomento complicato in passato, ma ai tempi di oggi ancora di più, per motivi diversi.
Ho appena letto il libro: “Non farmi male” di Fabrizio Roncone.
Parla di un uomo e una donna che si incontrano, si piacciono, si innamorano, lui però non la sfiora neanche con un dito, forse solo un bacio iniziale, quello che scatena la corrente sommersa e dona il là alla canzone, e poi basta, la scusa è di non volerla poi tradire e far soffrire in realtà non volendo lui mettersi in gioco per paura di soffrire, e si scrivono.
Nella vita succede quasi a tutti di avere un incontro così e magari di avere con quella persona un‘intesa forte e solida che può durare anni e anni.
Il sesso semplifica e amplifica all’inizio, accelera la conoscenza, rende più facili le riappacificazioni, lenisce un litigio, ma se non sostituito nel tempo da intese e complicità altrettanto forti, quando scema, porta a farsi del male.
Accadeva ai tempi di Dante e Beatrice e la storia e la storia della letteratura sono piene di drammi, odi, poesie, romanzi di coppie con questo tipo di amore: un amore sublimato che dunque dura in eterno, non si cala nella quotidianeità, attiene solo a momenti di scambi gioiosi, si nutre di possibilità mai sperimentate.
Meglio buttarsi nella vita e rischiare dolori e lacrime o non vivere e crogiolarsi in un’ipotetica storia?
Oggi più che mai i rapporti d’amore sono vissuti attraverso internet, ci si nasconde dietro a un computer, scriviamo a un altro computer dietro al quale immaginiamo una faccia ma in realtà scriviamo soprattutto a noi stessi.
Pare che in tempi di “lockdown” subito dopo il periodo di totale clausura sia aumentato il “dating” ma senza il “dating”.
Vale a dire che è aumentata la voglia di incontrare dopo la lunga solitudine ma si teme sempre di più mettersi in gioco,
Allora ecco le mail lunghissime come nel coinvolgente libro “Le ho mai parlato del vento del nord” di Daniel Glattauer nel quale nasce un amore via mail senza nemmeno un incontro in videochiamata.
Ci si scrive, ci si conosce ma si rimanda il momento di mettersi in gioco perché scrivendo da lontano senza essersi mai incontrati si è fintamente reali, crediamo di essere più sinceri, in realtà siamo come vorremmo essere e come ci piace presentarci ma il nostro vero essere è quello che appare quando ci dobbiamo alzare al mattino presto, quando dobbiamo affrontare una sfida, quando ci occupiamo dei figli, quando lavoriamo, quando siamo in un ospedale struccate e doloranti e facilmente poco allegre, quando organizziamo un picnic, quando siamo in mezzo agli altri, quando comperiamo, quando qualcosa non va per il verso giusto, quando si vive un dolore, anche mentre ci si diverte.
Il rapporto lontano o privo d’intimità iniziale è una manifestazione d’ansia, un’attenzione a mantenere il controllo della propria sfera romantica, un tentativo di proteggersi dove la cautela diventa un ostacolo per una storia vera.
Purtroppo molto adolescenti sono in questa situazione di paura a relazionarsi persino riguardo alle amicizie, non parliamo poi delle persone “grandi” che già hanno giocato e trovandosi sole per divorzi o vedovanze hanno meno possibilità e ancora più paure.
Se per i giovani possiamo sperare in un cambio comportamentale, per i più “grandi” il tempo è in scadenza quindi perché non viverlo fino in fondo?
Magari non compromettendo troppo la parte economica in follie “che si sa mai buoni conti l’indipendenza è importante”, ma con i sentimenti si può ancora giocare, piangere e ridere.
Sì anche piangere, sempre vita è.
Uomini e donne possono di nuovo mettersi in gioco anche da “grandi” (a meno che non stiano benissimo da soli).
Perché esistono uomini e donne “grandi” affascinanti, affettuosi e colmi di esperienze e racconti, un esempio per tutti l’ormai famosissima Drusilla.
Non era un uomo?
Che c’entra? “Nessuno è perfetto”.
(Citazione dal film “A qualcuno piace caldo”) di Billy Wilder.
Evviva le “affettuose amicizie”.