La Cicala Parlante – Le formiche saltatrici e il tacco 12

La Cicala Parlante

LE FORMICHE SALTATRICI E IL TACCO 12.

Entravo in stazione per tornare a casa, un signore invece ne usciva, messa una mano in tasca l’ha poi portata alla testa, l’occhio sbarrato vuoto ma pieno di disperazione, a fior di labbra: “il telefono….”
Chiaramente l’aveva dimenticato sul treno.
Non aveva più una vita, la vita ce la mangiano i telefoni, la inglobano tutta.
Mentre sotto il suo sguardo perso la mente pensava cosa fare, io avrei voluto avvicinarlo, dargli il mio telefono per chiamare o avvertire l’unico numero che ricordava a memoria, confortarlo, non farlo sentire solo nella sciagura.
Sono sempre stata così, invece non ho fatto nulla, perché subito ho pensato che avrebbe potuto prendersi il telefono e scappare.
E me ne sono andata dicendomi che era adulto e se la sarebbe cavata.
Poi mi sono pentita.
Siamo tutti diventati cosi, abbiamo paura di tutto e di tutti, ognuno è tornato a guardare il suo orticello come nel film “La zona d’interesse” la moglie del comandante di Auschwitz non bada a suoni, urla e fumi dietro il suo muretto tutta presa dal suo giardino con orto annesso e “picnic” con gli amici.
Non ugualmente grave la mia, ma si parte dalle piccole cose per arrivare a trovare normali anche le grandi.
Mi sono venute in mente le formiche saltatrici, il popolo delle formiche nasce con le informazioni nel DNA, appena aprono gli occhi sanno cosa devono fare, la regina è una sola ed è l’unica a produrre le uova.
Oggi però le formiche saltatrici indiane non accettano la monarchia e mettono in atto l’oligarchia.
Poche ore dopo la morte della regina le operaie lottano fra di loro a sangue, chi vince si ritaglia uno spazio in cui farsi nutrire e non fare nulla, camminare piano in relax, pian piano nascono anche a loro le ovaie e invece si riduce il cervello che porterebbe via troppa energia.
Entrano a far parte di un nuovo ceto borghese: “le gamergate”, possono andare avanti per generazioni, coccolate e nutrite con prede paralizzate dalle operaie, macchine sforna uova.
“In teoria queste colonie potrebbero essere immortali – spiega Clint Penick entomologo in Georgia, alla Kennesaw University – sappiamo che vivono circa tre anni invece di sei o sette settimane, diventano le vip della colonia perché docili e materne ma se qualcuno dà loro fastidio pungono subito”.
Perché isteriche, aggiungo io.
Una vera trasformazione sociopolitica e molecolare.
Me le immagino relegate in uno spazio dove amoreggiano e partoriscono uova, dopo un po’ meglio lavorare.
Infatti ogni tanto qualcuna si stufa e molla il luogo, torna tra le operaie, spariscono le ovaie, ritornano forza e cervello nuovamente capaci di cacciare, orientarsi, capire come conservare il cibo.
Tutte trasformazioni che fanno pensare, che rimandano all’epoca delle caverne, ai ruoli divisi tra maschio e femmina, insomma non esiste una vita perfetta, ci sono sempre due lati da guardare.
E noi, stiamo cambiando come le “gamergate”, attorniati da brutture e truffe di ogni tipo non ci fidiamo di nessuno, attenti a ogni cosa, ogni atto o parola ci sembra una menzogna.
Dobbiamo lottare per mantenere salvo l’ottimismo, anche se in fondo, coltivare bene il proprio giardino significa piantare semini buoni, consoliamoci così. Un altro modo di fare del bene al mondo.
I diktat del DNA sono tanti e multiformi.
Secondo la neuroscienziata Tara Swart, docente a Cambridge, la passione per i tacchi è nascosta nel profondo del cervello, durante la preistoria infatti arrivare in alto aiutava a raggiungere più cibo, era quindi considerata una fortuna essere alti ma Tamara Mellon fondatrice del desiderato marchio Jimmy Choo sostiene invece che le donne amino i tacchi perché donano loro più fiducia in sé stesse e le fanno sentire autorevoli.
Eppure sappiamo che fa male usarli a lungo, irrigidiscono i muscoli, stortano le dita dei piedi, portano all’alluce valgo, incrinano le schiene.
Senza dubbio sono sexy e fanno le gambe bellissime anche a chi le ha brutte, ma per chi lo facciamo?
Sono quelli gli uomini che vogliamo attrarre? Quelli che non resistono al fascino del tacco?
O preferiamo chi ci sceglie per la nostra testa e i nostri modi?
Sarà per questo che molte donne oggi, non solo grandi ma anche giovani lasciano il tacco 12 e scelgono le sneaker.
Come le formiche saltatrici abbandonano usanze cercate e raggiunte.
Quindi si cambia sempre nella vita sia per diventare regina o tornare operaia o per camminare meglio o per combattere DNA o insegnamenti profusi dalla società.
Sono esempi di come il cervello possa trasformare le nostre scelte anche modificandoci il corpo, non facciamo mai scelte sempre veramente libere ma sempre subordinate a istruzioni, consigli, allerte, condizionamenti, stati d’animo, situazioni, imitazioni, pregiudizi, paure, vergogne.
Se impariamo a dominare il cervello possiamo fare di tutto, capovolgere noi stessi e la nostra vita, abbandonare strade che non ci fanno del bene e assomigliarci sempre di più.
Scopriremo formiche salterine col tacco 12?
Quindi, avrò fatto bene o male ad abbandonare quel passeggero?
Ho raccontato la vicenda a un’amica e mi ha detto: “sai che forse hai fatto bene, mi hanno riferito che alle stazioni stanno facendo questi scherzi e poi scappano col telefono”.
Adoro lasciare i finali aperti.